Avvocato Lo Bocchiaro | Abuso dei permessi ex Legge 104 e licenziamento per giusta causa

Abuso dei permessi ex Legge 104 e licenziamento per giusta causa: le nuove conferme della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2157 del 30 gennaio 2025, ha riaffermato la legittimità del licenziamento per giusta causa nei confronti di un lavoratore che ha utilizzato in modo improprio i permessi retribuiti concessi ai sensi della Legge 5 febbraio 1992, n. 104. Questa pronuncia si inserisce in un consolidato orientamento giurisprudenziale volto a tutelare l'effettiva finalità assistenziale dei permessi previsti dalla normativa.

Il caso concreto

Il lavoratore in questione aveva richiesto e ottenuto permessi retribuiti per assistere un familiare disabile, come previsto dall'articolo 33 della Legge 104/1992. Tuttavia, a seguito di controlli effettuati dal datore di lavoro, è emerso che il dipendente aveva utilizzato tali permessi per svolgere attività personali non correlate all'assistenza del familiare. Di conseguenza, l'azienda ha proceduto al licenziamento per giusta causa, ritenendo che il comportamento del lavoratore costituisse una grave violazione del rapporto fiduciario.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la legittimità del licenziamento, sottolineando che l'utilizzo dei permessi ex lege 104/1992 per scopi diversi dall'assistenza al familiare disabile rappresenta un abuso del diritto e una violazione dei principi di correttezza e buona fede che devono caratterizzare il rapporto di lavoro. In particolare, la Corte ha evidenziato che tale condotta lede il vincolo fiduciario tra datore di lavoro e dipendente, giustificando il recesso immediato dal contratto senza necessità di preavviso.

Approfondimento normativo

La Legge 104/1992, all'articolo 33, comma 3, prevede che i lavoratori dipendenti abbiano diritto a tre giorni di permesso mensile retribuito per assistere familiari con handicap in situazione di gravità. Tali permessi sono finalizzati a garantire un supporto adeguato alle persone disabili, consentendo ai familiari lavoratori di conciliare le esigenze lavorative con quelle assistenziali.

È importante sottolineare che l'abuso di tali permessi non solo costituisce una violazione contrattuale, ma può anche integrare il reato di truffa ai danni dell'INPS, in quanto il lavoratore percepisce indebitamente una retribuzione per un'attività assistenziale non svolta. La giurisprudenza ha più volte affermato che l'utilizzo improprio dei permessi ex lege 104/1992 legittima il licenziamento per giusta causa, in quanto tale condotta lede irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra le parti.

Precedenti giurisprudenziali

La pronuncia in esame si inserisce in un filone giurisprudenziale consolidato. Ad esempio, con l'ordinanza n. 6468 del 12 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa di un lavoratore che aveva utilizzato i permessi della Legge 104/1992 per finalità estranee all'assistenza del familiare disabile. In quella occasione, la Corte ha ribadito che l'abuso dei permessi costituisce una grave violazione degli obblighi contrattuali e dei principi di correttezza e buona fede.

In un'altra pronuncia, la sentenza n. 17102 del 2021, la Suprema Corte ha affermato che l'utilizzo dei permessi per scopi personali, non riconducibili all'assistenza del familiare disabile, rappresenta una condotta fraudolenta idonea a giustificare il licenziamento in tronco del lavoratore.

Attività di controllo del datore di lavoro

La giurisprudenza ha riconosciuto al datore di lavoro la facoltà di verificare il corretto utilizzo dei permessi ex lege 104/1992 da parte dei dipendenti, anche mediante l'ausilio di agenzie investigative private. Tali controlli devono essere finalizzati esclusivamente ad accertare eventuali abusi nell'utilizzo dei permessi e devono rispettare la normativa sulla privacy e le disposizioni dello Statuto dei Lavoratori.

Ad esempio, nell'ordinanza n. 7301 del 13 marzo 2023, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore che, durante i permessi, svolgeva attività personali non compatibili con l'assistenza al familiare disabile, evidenziando che le indagini investigative erano state condotte nel rispetto della normativa vigente.

Considerazioni conclusive

La pronuncia della Corte di Cassazione n. 2157/2025 ribadisce l'importanza di un utilizzo corretto e conforme dei permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992. I lavoratori devono essere consapevoli che l'uso di tali permessi per scopi diversi dall'assistenza ai familiari disabili può comportare gravi conseguenze disciplinari, fino al licenziamento per giusta causa.

D'altro canto, i datori di lavoro hanno il diritto di verificare il corretto utilizzo dei permessi da parte dei dipendenti, purché le attività di controllo siano finalizzate esclusivamente all'accertamento di eventuali abusi e rispettino la normativa sulla privacy e le disposizioni dello Statuto dei Lavoratori.

È auspicabile che questa ordinanza contribuisca a sensibilizzare sia i lavoratori che i datori di lavoro sull'importanza di un comportamento etico e conforme alle disposizioni normative, al fine di prevenire conflitti e controversie in ambito lavorativo.

In conclusione, l'ordinanza n. 2157/2025 della Corte di Cassazione rappresenta un ulteriore tassello nella giurisprudenza relativa all'utilizzo dei permessi ex lege 104/1992, rafforzando l'orientamento secondo cui l'abuso di tali permessi costituisce una grave violazione degli obblighi contrattuali e dei principi di correttezza e buona fede, legittimando, quindi, il licenziamento per giusta causa. Questa sentenza ribadisce l'importanza del rispetto delle norme che regolano l'accesso ai permessi retribuiti e delle conseguenze per chi ne fa un uso distorto o fraudolento.

L'importanza della corretta gestione dei permessi ex Legge 104/1992

L'ordinanza n. 2157/2025 si inserisce in un quadro più ampio di tutele rivolte ai lavoratori e ai datori di lavoro, sottolineando il delicato equilibrio tra il diritto all'assistenza e la necessità di prevenire abusi.

Secondo l'articolo 33 della Legge 104/1992, i permessi retribuiti devono essere utilizzati esclusivamente per fornire assistenza diretta al familiare disabile. L'INPS e le aziende hanno il diritto di controllare il rispetto di questa disposizione per evitare situazioni di utilizzo improprio, che potrebbero ripercuotersi negativamente sul sistema previdenziale e sull'organizzazione del lavoro.

Profili di responsabilità per l'uso improprio dei permessi

L'abuso dei permessi ex Legge 104/1992 non solo giustifica il licenziamento per giusta causa, ma può anche avere conseguenze di natura civile e penale.

- Conseguenze civili

Dal punto di vista civilistico, il lavoratore che abusa dei permessi può essere chiamato a risarcire il danno subito dal datore di lavoro, qualora venga dimostrato che la sua condotta ha causato una disorganizzazione aziendale o un danno economico.

- Conseguenze penali

L'utilizzo improprio dei permessi può configurare il reato di truffa ai danni dello Stato (art. 640 c.p.), in quanto il dipendente percepisce indebitamente una retribuzione per un'attività assistenziale non effettivamente svolta. In diversi casi, i tribunali hanno ritenuto responsabili penalmente i lavoratori che hanno falsificato la destinazione dei permessi retribuiti.

Un caso emblematico è rappresentato dalla sentenza della Corte di Cassazione, Sez. II Penale, n. 54712/2016, che ha confermato la condanna per truffa aggravata di un lavoratore che, invece di assistere il familiare disabile, svolgeva attività personali.

Ulteriori orientamenti giurisprudenziali

Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha sviluppato un orientamento sempre più rigoroso sul tema. Tra le sentenze più significative troviamo:

Cass. n. 23891/2018 – Ha ribadito che il controllo del datore di lavoro sull'uso dei permessi ex Legge 104 è legittimo, purché finalizzato esclusivamente a verificare l'effettiva fruizione per scopi assistenziali.

Cass. n. 9307/2020 – Ha stabilito che l'uso parziale del permesso per attività personali può essere sufficiente a giustificare il licenziamento, se ciò dimostra un abuso della fiducia reciproca.

Cass. n. 34466/2021 – Ha confermato che l'utilizzo fraudolento dei permessi integra un'ipotesi di truffa ai danni dell'INPS, con rilevanza anche sotto il profilo penale.

Conclusioni e riflessioni finali

L'ordinanza n. 2157/2025 rappresenta un'ulteriore conferma della severità con cui la giurisprudenza affronta l'abuso dei permessi ex Legge 104/1992. Essa non solo tutela l'interesse dei datori di lavoro a garantire il corretto funzionamento dell'organizzazione aziendale, ma protegge anche la finalità assistenziale della norma, che deve essere rispettata per non ledere i diritti dei lavoratori onesti.

I dipendenti devono essere consapevoli che l'utilizzo improprio dei permessi può comportare conseguenze disciplinari, civili e penali. Allo stesso tempo, i datori di lavoro devono gestire con attenzione i controlli, evitando violazioni della privacy e rispettando le disposizioni normative.

L'equilibrio tra diritto all'assistenza e prevenzione degli abusi rimane un punto cruciale per il mondo del lavoro. Sentenze come quella della Corte di Cassazione n. 2157/2025 contribuiscono a chiarire i limiti e le responsabilità di entrambe le parti, rafforzando un sistema che deve tutelare i lavoratori senza tollerare comportamenti opportunistici.




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